A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Lo scorso 27 novembre è stata presentata ufficialmente al pubblico la chiesa di Sant’Andrea, che si trova in zona 5 in via Crema 22, a seguito dei recenti restauri, iniziati il 31maggio 2010 e protrattisi per circa un anno e mezzo (resta da sostituire il pavimento, ma se ne riparlerà non prima del 2012). Si è trattato di un restauro conservativo, svoltosi sotto la supervisione della Soprintendenza, che ha riservato non poche sorprese.
La chiesa è a tre navate e termina con un’abside affrescata che si trova dietro il presbiterio; proprio da qui è iniziato il restauro, che ha puntato al recupero del cromatismo originario. Il grande affresco nell’abside infatti versava in pessimo stato di conservazione con profonde disgregazioni di intonaco e di colore, e macchie evidenti di diversa natura.
L’intervento di restauro che ha restituito l’originaria freschezza all’affresco si è svolto in più fasi: dalla pulitura graduata a secco e ad umido, agli impacchi con acqua deionizzata per l’estrazione dei sali solubili, per finire con un ritocco ad acquarello.
L’intervento più sorprendente ha però riguardato le superfici interne della navata centrale, che si presentavano ricoperte da pesanti ridipinture eseguite con prodotti coprenti di tipo acrilico che hanno nascosto completamente l’apparato decorativo originario visibile solo da alcune stratigrafie eseguite anni addietro.
Al termine dell’intervento di restauro, che ha visto la sua fase più impegnativa proprio nella asportazione degli strati sovrapposti a quelli originali, sono stati riportati alla luce apprezzabili elementi decorativi, quali un ampio fregio in finto mosaico che corre lungo tutte le pareti.
Altra parte importante del restauro sono stati i soffitti, sia della navata principale che delle due navate laterali, a cassettoni regolari: di fattura semplice e rigorosa quelli delle navate laterali e arricchiti da stucchi e mensole intarsiati a motivi floreali quelli della navata centrale.
Sui cassettoni e sugli sfondati si alternavano i toni scuri della terra d’ombra e del color bruciato e i toni chiari del bianco beige degli stucchi; la tinteggiatura finale delle pareti è stata ottenuta con diversi passaggi, eseguiti a pennelli con colori di diverso tono a base di calce, che hanno conferito quell’effetto morbido e delicato che oggi valorizza l’ambiente interno della chiesa, che trae illuminazione dal soffitto a tinte più chiare..
Le navate laterali presentavano lo stesso rigore decorativo delle pareti della navata centrale; anche qui infatti una tinteggiatura monocroma piuttosto scura ricopriva gli sfondati delle pareti interrotte da un’alta zoccolatura in marmo rosso di Verona lungo cui corre una fascia in stucco dorata della stessa fattura delle cerchiature delle colonne.
L’intervento ha riguardato non solamente lo schiarimento delle pareti stesse, riportando alla luce il colore originale, ma anche la doratura della fascia e il restauro dei capitelli delle lesene che corrono lungo le pareti, il cui stato di conservazione era alquanto mediocre a causa di infiltrazioni e umidità.
Un altro importante elemento decorativo delle navate laterali sono senz’altro le vetrate policrome raffiguranti Santi e personaggi biblici: queste vetrate sono state ricoperte da una vetrocamera per
migliorare l’isolamento dalle intemperie del clima. Altri interventi hanno riguardato il battistero, sito nella navata sinistra nella prima campata e gli altari che si trovano nelle due navate laterali giusto al centro della chiesa.
Quello di destra è stato solamente ripulito, ma in quello di sinistra, dietro tre dipinti di Antonio Marinotti, trasportati in oratorio, sono comparse tre nicchie dorate previste per l’alloggiamento di statue di Santi, dove infatti hanno trovato posto due nuove statue, di San Pio da Pietrelcina e di Santa Rita da Cascia, ed una già presente di San Rocco..
Un statua del Sacro Cuore è stata infine posta al termine della navata destra, coprendo con un tendaggio il quadro di Guglielmo Da Re che è stato mantenuto in loco.